Flash back/ Flash forward
I have
always tried to abstain from writing to explain or comment on my work. I have
often limited myself to a few lines alluding to its inspiration.
Probably
this choice can be sought, in whole or at least in part, in a sense of
reservedness combined with the difficulty of trying to synthesize on paper the
concepts, times, paths, and all kinds of implications that accompany the design
and implementation of this type of work .
The nature
of "Flashback / Flash Forward" has led me to jot down a few thoughts,
to try to grasp and extend the subtle correspondences that are created between
the author and his work in the time frame that spans the first of its realization,
during it, and after. In fact the very idea behind the work, in parallel
mirrors this process by transporting the present into the past and projecting
it into the future, aware of the implacability of temporal laws, for what is
present today will tomorrow be the past, and what is future will be present.
The
tendency to emphasize and almost exacerbate the instability and impermanence of
the perception of what has passed and of what is not yet is the leitmotif of
"Flash Back / Flash Forward."
The
observation point is always the present, which is personified and moves in a
changing, elusive, undefined space. A present that almost forgets itself by
peering, looking for some experience, some memories or imagining scenarios, in
an obsessive, comforting, and/or perhaps, even heartbreaking way. It creates an
indissoluble union between space and time; spatial wandering becomes temporary
wandering.
The tension
is felt through an optical research that creates rhythmic fractures that follow
each other, overlapping and creating dissonance. Everything appears and
disappears in a game of inside and outside, in the desire to create alienation
effects, restlessness, suspended in an allusive and visionary atmosphere.
In this
wandering, however, they appear as flashes of intimate spaces that isolate and
force them to stop. They are moments of stasis, breaks that interrupt the
anxiety of trying. Objects that materialize or vanishing figures metaphorically
produce vague suggestions in the present.
The
installation, formed mostly from simple geometric elements, is thus presented
as a destructured form, almost shapeless, with the intent to create chaotic and
changing moments. Inside there are spaces that vanish in the complex but,
depending on the angle, they are perfectly visible. I gave them names:
The dream
The point
of view
The desire
The
lighteness
The bird
The
impossible choice
( versione Italiana)
Ho sempre cercato di esimermi dallo scrivere per illustrare,
spiegare o commentare un mio lavoro. Mi sono limitata spesso a poche righe che
alludevano a quello che era il motivo ispiratore.
Probabilmente questa scelta può esser ricercata, almeno o
solo in parte, in una riservatezza congiunta alla difficoltà a mettere su carta
e a cercare di sintetizzare concetti, momenti, percorsi, implicazioni di ogni
genere che accompagnano l’ideazione e la realizzazione di questo tipo di
lavoro.
La natura di “ Flashback/flash forward” mi ha spinto a
buttare giù qualche riflessione, per
cercare di afferrare, e prolungare le sottili corrispondenze che si creano tra
l’autore e la sua opera nell’arco temporale che abbraccia il prima
della sua realizzazione, il durante e il dopo.
In effetti l’idea stessa,
che sta alla base del lavoro, rispecchia in parallelo questo processo
trasportando il presente nel passato e proiettandolo nel futuro, consapevole
dell’’implacabilità ” delle leggi temporali, per le quali quello che oggi è
presente, domani sarà passato e quello
che è futuro sarà presente.
Il tendere a enfatizzare e quasi ad esasperare la precarietÃ
e la provvisorietà della percezione di
ciò che è trascorso e di ciò che non lo è ancora è il leitmotif di
“Flashback/flash forward”.
Il punto di osservazione è sempre il presente, che si
personifica e si muove in uno spazio mutevole, sfuggente, indefinito. Un
presente che quasi si dimentica di sé
stesso scrutando, cercando qualche esperienza, qualche ricordo o immaginando
scenari , in una maniera ossessiva,
consolatoria e/o, forse, anche lacerante. Si crea nel lavoro un connubio indissolubile
tra spazio e tempo, il vagare spaziale diventa un vagare temporale.
La tensione si avverte attraverso una ricerca ottica che
crea fratture ritmiche, sincopate che si susseguono, si accavallano creando delle
dissonanze. Tutto compare e scompare, in un gioco di dentro e fuori, nella
volontà di creare effetti di straniamento, inquietudine, sospesi in una
atmosfera allusiva e visionaria.
In questo vagare però compaiono come sprazzi degli spazi
intimi che isolano e costringono a fermarsi. Sono momenti di stasi, pause che interrompono l’affanno del cercare.
Oggetti che si concretizzano o figure evanescenti che metaforicamente producono nel presente vaghe suggestioni.
L’istallazione, formata
per la maggior parte da semplici elementi geometrici, si presenta quindi, come una forma destrutturata, quasi
informe con l’intento di creare momenti
caotici e mutevoli. Al suo interno sono presenti degli spazi che sfumano nel
complesso ma che a seconda
dell’angolazione sono perfettamente visibili. Ad essi ho dato dei nomi:
Il sogno
punto di vista
Il desiderio
La leggerezza
la nascita
l'impossibile scelta
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